DIARI DI BORDO
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Anno 1 – Numero 4 – Aprile 2023
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La Giornata del mare, istituta per legge nel 2018, come tutte le «Giornate di…» ha un grande pregio e un difetto. Il pregio è che accende i riflettori sul tema del Mare e della marineria nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso iniziative sui territori che vedono impegnate, sotto la regia delle Capitanerie di porto e dei Provveditorati, decine di associazioni di ogni tipo: da quelle velico-sportive, a quelle ambientali a quelle di vela solidale. Per uno, o più giorni (in alcuni territori la giornata si allunga per una settimana), le scuole si tingono di blu con attività sul mare, laboratori, visita ai musei del mare, incontri, letture, performance. Il difetto, o per dirla meglio«il rischio» è che, come tutte le ricorrenze istituzionali lentamente si svuoti di significato per diventare un’abitudine polverosa. Per questo crediamo che sia necessario lavorare per connettere la Giornata del Mare con la rete europea della Blue School. Si tratta di una iniziativa di EU4Ocean, la coalizione europea per gli oceani che collega diverse organizzazioni, progetti e persone che contribuiscono all’alfabetizzazione al mare, inserendo i temi marini (ambiente, economia, sostenibilità, migrazioni) nei curricula scolastici. Attualmente sono ancora poche le scuole italiane che hanno aderito alla rete delle Blue School per questo sarebbe utile pensare la Giornata del Mare come l’inizio di un percorso che porti il mare nelle aule scolastiche.
Il direttivo
1. La Repubblica riconosce il giorno 11 aprile di ogni anno quale “Giornata del mare” presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, al fine di sviluppare la cultura del mare inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico. (Codice della Nautica da Diporto – art. 52 – Titolo IV – Educazione marinaresca)
NOTIZIE DAL MARE SOLIDALE
IL DIARIO DI BORDO DEL MESE
Trentanove giovani, un pool formato da educatori, alpinisti e marinai, due anni di attività tra montagne e isole per affrontare la Grande Sfida: andare verso il futuro superando le difficoltà dovute a disagio sociale, malattie psichiatriche, dipendenze, problemi giudiziari. Basato sui principi dell’outdoor education, attività all’aperto a contatto con la natura, il progetto Heroes di roccia e di mare ha percorso mari orizzontali e verticali per andare oltre l’esclusione sociale e aiutare giovani adulti a togliersi l’etichetta di NEET. Ne parla in questo report il responsabile del progetto Lorenzo Costa, dell’associazione Non Solo Vela.
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I dati sui NEET in Italia
Secondo la definizione fornita dall’Eurostat quando si parla di “Neet” ci si riferisce a giovani tra i 15 e i 29 anni, in Italia fino ai 34 anni, che non lavorano, non studiano e non sono in formazione professionale. L’Italia è il paese europeo con il più alto numero di persone che rientrano in questa platea: nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni. Nel Sud Italia c’è la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano: sono il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est. Tutte le regioni italiane superano l’incidenza media dei Neet sulla popolazione giovanile in Europa (15%). Ai primi posti ci sono tutte le regioni del Sud, con quote molto alte per Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%). Per il Centro Italia, il Lazio ha la più alta incidenza con circa il 25,1%. La prima regione del Nord per incidenza dei Neet è la Liguria (21,1%), a seguire il Piemonte (20,5%) e la Valle d’Aosta (19,6%). I Neet italiani sono per la maggior parte inattivi – coloro che, scoraggiati, hanno smesso di cercare lavoro: il 66% del totale, quindi 2 su 3, e tra questi circa il 20% non cerca ma è disponibile. C’è una tendenza ad essere inattivi soprattutto tra i diplomati (32%) o con un titolo di studio minore (16%). Rispetto ai disoccupati (coloro che cercano regolarmente un lavoro) il dato preoccupante è relativo al tempo: il 36,3% dei disoccupati è in cerca di un lavoro da più di un anno. Quasi 1 su 2 ha avuto precedenti esperienze lavorative e tra questi il 54,3% è donna. Un’ulteriore disuguaglianza attraversa il tema della cittadinanza e delle migrazioni. I giovani di origine straniera o senza cittadinanza italiana sono in numero inferiore rispetto agli italiani (il 18% del totale), ma anche tra questi c’è una maggioranza di donne (57%); la maggioranza delle e dei Neet con cittadinanza straniera (48,4%) ha solo la licenza media.
Storie di rinascita e di mare
Tutti i libri scritti da Alfredo Giacon hanno il mare in copertina. Tutti tranne uno. Si intitola Talidomide: il grande silenzio.
Dietro la copertina nera c’è la storia del più grande scandalo farmaceutico di tutti i tempi. Una storia di avidità, di profitti fatti sulla salute di madri e figli, di silenzi, di errori, di bugie, di connivenze, di omertà. Il Talidomide, un farmaco antinausea per donne in gravidanza, ha provocato la nascita di decine di migliaia di bambini con alterazioni nello sviluppo degli arti e degli organi interni. Una storia che riguarda da vicino il navigatore-scrittore che qui si racconta.
Volontari, marinai e operatori si raccontano
Paolo Cornaglia Ferraris, pediatra, saggista, divulgatore, dal 2009 direttore scientifico della Fondazione Tender To Nave Italia racconta la sua esperienza nel mondo della vela solidale e spiega perché in Italia la velaterapia è ancora semisconosciuta mentre negli Stati Uniti la SAT, Sailing Adventure Therapy, è riconosciuta e praticata come cura sia per patologie sia nei percorsi rieducativi e di recupero. Tra i primi a studiare gli effetti della Terapia dell’Avventura lancia un appello: servono dati per accreditare la vela come terapia e inserirla nei protocolli di cura.
Diari di bordo è realizzata dal gruppo Comunicazione UVS. Per inviare materiali, segnalare storie di vela solidale scrivere a segreteria@unionevelasolidale.org