Heroes di roccia e di mare: educare nella natura
Alla fine del 2019 la Regione Liguria pubblicava il bando ABILITÀ AL PLURALE 2, un invito a presentare progetti finalizzati alla realizzazione di interventi integrati per favorire l’inserimento socio lavorativo di soggetti a rischio di emarginazione sociale a valere sul programma operativo FSE liguria 2014-2020, asse 2 – inclusione sociale e lotta alla povertà.
L’Associazione Non solo Vela aps, nata nel 1993 a Genova e socio fondatore di Unione Vela solidale, aveva già lavorato su bandi europei alla fine degli anni Novanta con il progetto di formazione Ulisse e, più recentemente con il progetto Moby Dick, percorso di inserimento professionale nei mestieri del mare, finanziato da Regione Liguria con fondi FSE nell’ambito del bando Tutte le abilità al centro del 2015. Considerato l’aumento significativo di Neets a livello nazionale e regionale rilevato da vari enti di ricerca, l’interrogativo iniziale è stato: che cosa proporre? Un percorso più orientato alla formazione o qualcosa più dedicato a una fase preliminare di rimotivazione e rimessa in gioco di competenze personali e sociali di base? Alla fine la scelta è caduta sulla seconda opzione, la rimotivazione. Lo Yacht Club italiano, partner storico di Non Solo Vela, ha fornito il supporto per la maggior parte dell’attività velistica e la Polisportiva Insieme per Sport ASD, la collaborazione per realizzare la parte inerente il trekking, grazie anche allo stretto rapporto con il Club alpino italiano sezione di San Pier d’Arena.
Così nasce Heroes di roccia e di mare, un progetto per offrire a giovani a rischio di esclusione sociale per problematiche diverse (disabilità, tossicodipendenza e/o problemi psichiatrici, inattività prolungata rispetto a studio e lavoro, demotivazione e chiusura, dipendenza da social) occasioni di protagonismo e avventura come momento rimotivante e di riscoperta di abilità personali e sociali nell’ambito dell’outdoor sportivo e ambientale come occasione di cambiamento rispetto alla percezione di sé.
Per contrastare isolamento e disadattamento, per ridurre il conformismo di pensiero e azione di questi giovani sembra necessaria una scossa emozionale e, al contempo, come diceva Don Lorenzo Milani, «portarli fuori e in contesti diversi».
Percorsi esperienziali forti associati a interventi educativi sono elementi costitutivi dell’outdoor education, la cui efficacia è dimostrata da studi che testimoniano, attraverso ricerche sul campo, come tali esperienze, legate al contatto con la natura e le attività all’aperto, migliorino sensibilmente il benessere emotivo, l’autonomia, l’autostima e la socialità. Un maggior impiego di tale metodologia costituisce un’integrazione e un’alternativa a interventi più tradizionali rivolti ai giovani con diverso tipo di disagio.
Il progetto Heroes propone percorsi di adventure learning, cioè formazione attraverso la pratica di alcune discipline sportive in outdoor, in particolare negli ambienti marini e montani dei parchi liguri, coniugando quindi un cammino di sviluppo del proprio potenziale fisico- sportivo con la scoperta di ambienti che costituiscono dei veri e propri musei vivi della natura. I parchi e le aree marine della provincia di Genova, Antola e Portofino, custodiscono infatti un territorio di grande pregio ambientale e paesaggistico in cui i beneficiari avrebbero avuto la possibilità di fare un viaggio di scoperta che coniugasse natura e cultura, un itinerario di conoscenza del patrimonio naturalistico, delle pratiche di tutela e valorizzazione dell’ambiente, delle opportunità di lavoro offerte dalla green e blue economy.
Ad aprile 2021 la Regione Liguria ha approvato il progetto che fino all’autunno successivo si è incagliato nelle consuete lungaggini burocratiche italiane fino a novembre quando è cominciata l’operazione di reclutamento dei giovani attraverso il coinvolgimento di tutti i servizi pubblici territoriali di Asl, Comune, Dipartimento di Giustizia minorile, i Centri per l’impiego e i servizi di Terzo settore diurni e residenziali. Il racconto di Lorenzo Costa, coordinatore del progetto comincia da questa fase.
«Dovevamo raggiungere 39 partecipanti tra almeno 50 candidati e pensavamo che arrivassero richieste da tutto il mondo dei servizi. Invece il 95% delle richieste è arrivato dai servizi della Asl3 genovese, attraverso i servizi tossicodipendenze ed i cetri di salute mentale. Una segnalazione dal Centro Giustizia minorile della Liguria, due da servizi sociali comunali, tre da enti di terzo settore» spiega Costa e prosegue: «Tra Gennaio e Febbraio abbiamo fatto 49 colloqui da cui è scaturito il gruppo dei 39 partecipanti. Di fatto la presenza media alle attività è sempre stata molto diseguale con punte di 25 e minimi di otto/nove. Molti partecipanti recavano segni di deficit cognitivi, problemi di depressione, alimentari, sindrome di Asperger, e caratteristiche comuni di isolamento, passività, ritiro accentuate ed esasperate dal confinamento causato dal Covid. Alcuni erano in carico a strutture terapeutiche per dipendenza da sostanze.»
A marzo 2022 sono cominciate la attività. Prima tappa i Parchi liguri. Racconta Costa: «Abbiamo iniziato con un modulo di educazione ambientale nei parchi . Ci siamo subito resi conto che una strutturazione del tempo molto intensa o cadenzata non era opportuna; c’era bisogno di lasciare emergere individualità e socialità, caratteristiche personali e curiosità intellettuali, ascoltare più che parlare, condividere anche in silenzio la magia di luoghi belli. A poco a poco i legami si sono stabiliti senza una particolare distinzione di ruoli e questo ha permesso l’emersione di una vicinanza empatica tra operatori, istruttori e partecipanti che è risultata essere l’obiettivo prioritario.»
Nel gruppo, con partecipanti dai 16 a 38 anni, equamente divisivi tra ragazzi e ragazze, c’era una decina di giovani di origine italiana. Lo zoccolo duro era formato da una ventina di persone impegnate in diverse attività.
«Da aprile a luglio abbiamo fatto tre bivacchi sull’Appennino Ligure in rifugi vari (Monte Antola, Monte Caucaso e Monte Penna), un corso di arrampicata, un corso di vela su cabinati, una settimana di trekking in alta val di Susa con base al rifugio Capanna Mautino (Bousson, Cesana Torinese) e varie escursioni culminate nell’ascensione al monte Chaberton (3100 msl) e una settimana di navigazione alle Isole Egadi, realizzata in collaborazione con l’Associazione Eterotopia ASD.» spiega Costa che traccia anche un bilancio a ridosso della chiusura del progetto.
«Tutto sommato il bilancio è positivo» dice. «Quando si pensa con piacere a persone con cui si è condiviso un pezzo di strada a mio parere è il miglior indicatore della riuscita di un’iniziativa, al di là degli indicatori ufficiali. Certamente molti partecipanti hanno vinto resistenze e limiti e in molti casi hanno accresciuto autostima e sicurezza. Alcuni di loro hanno trovato occupazioni diverse, in alcuni casi stabili, in altri temporanee con lavori stagionali. Un limite è stata la relazione con i servizi invianti che dopo la segnalazione, poco sono riusciti a fare in termini di monitoraggio dei percorsi, a causa di un numero di richieste di aiuto a loro pervenute, aumentate di molto dopo il periodo pandemico.»
Nel progetto Heroes è stata impegnata una equipe multidisciplinare di istruttori e educatori in grado di seguire i partecipanti nelle attività di terra e di mare. «I soci del Cai sono stati determinanti per la parte di trekking e Diego Leofante, Mauro Bellucci, Rosalba Carpaneto, Giuliano Geloso hanno tutti caratteristiche personali che ne fanno ottimi educatori e compagni di viaggio» conclude Lorenzo Costa, «noi di Nonsolovela abbiamo la fortunata caratteristica di essere un gruppo di soci che hanno tutti parimenti competenze educativo/psicologiche, marinaresche e in alcuni casi anche alpinistiche. Non avevamo mai lavorato insieme ai soci ed istruttori Cai ma ci siamo trovati benissimo e divertiti moltissimo. A volte avevamo pianificato in maniera molto minuziosa le giornate, ma spesso ci siamo resi conto che bastava lasciare andare le cose e fare incontrare le persone; il resto lo facilitava la cornice della natura, marina e montana, le testimonianze di pastori e pescatori, incontrati per caso. A volte basta ristabilire connessioni, nulla di più.»