Hélène Viannay: una partigiana sul mare
Hélène Viannay nasce il 12 luglio 1917 in una famiglia di origine russe. Suo padre, un bolscevico espatriato, combatte nell’esercito francese durante la Grande Guerra, sua madre, una russa siberiana in esilio, è infermiera al fronte. Lo stesso anno della sua nascita il padre torna in Russia per combattere nelle fila dei rivoluzionari. Non farà più ritorno.
Hélène cresce sola con la madre che muore quando lei ha vent’anni.. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale la trova studentessa alla Sorbona già impegnata negli aiuti ai rifugiati belgi in fuga dal loro Paese. Si laurea in geografia e diventa assistente del professor Leon Lutaud, geografo. Quando i nazisti invadono la Francia, la giovane Hélène fa la sua scelta: resistere. Conosce Philippe Viannay, cattolico, eroe della di guerra, borghese. Hélène è l’esatto opposto ma i due condividono l’idea che sia necessario risvegliare le coscienze francesi per opporsi al nazismo. Insieme ad alcuni amici fondano un giornale clandestino, Defénse de la France, attorno al quale si forma un gruppo di resistenti. Hélène è l’anima organizzatrice, si occupa della stampa, della distribuzione clandestina e in breve organizza in laboratorio per stampare documenti falsi per far fuggire dalla Francia ebrei e resistenti in pericolo: ne stamperanno più di un milione.
Nel 1942 Hélène e Philippe si sposano e il 14 luglio nasce il loro primo figlio. Quattro giorni dopo, per sfuggire a un rastrellamento e all’arresto scappa con il piccolo dalla clinica e si rifugia da un’amica. Un anno e mezzo dopo lascia il bambino per raggiungere il marito nelle fila della Resistenza a Ronquerolles nella regione parigina. Quando Philippe viene ferito è lei che ne raccoglie il testimone e siede nella direzione del gruppo partigiano.
La fine della guerra
Alla fine del conflitto Philippe viene eletto all’Assemblea costituente. Defénse de la France, diventato uno dei giornali più importanti del Paese, si trasforma in France Soir ma i due fondatori si dimettono in contrasto con la linea politica. Il primo anno di pace per loro è durissimo: Philippe è disoccupato e disgustato dalla politica post bellica, Hélène è distrutta fisicamente e cerca di riprendersi. Entrambi aspettano il ritorno dalla prigionia di ottanta amici del loro gruppo, tra questi il fratello di Philippe. Il gruppo Defénse de la France riceve una Croce della Liberazione da De Gaulle ma i suoi membri sono messi ai margini e per i due inizia un periodo di disillusioni. Philippe dà vita al Centro di Formazione Giornalistico dal quale, qualche anno dopo, usciranno nomi del calibro di Bernard Pivot, Pierre Lescure. Il primo diventerà uno dei più autorevoli giornalisti culturali di Francia, il secondo fonderà Canal +
La svolta di Hélène
Nell’estate del 1946 la coppia con i due figli va in vacanza nell’arcipelago di Glénan, al largo di Concarneau, in Bretagna. «È troppo bello, non possiamo tenerlo solo per noi» dice Philippe. Hélène è d’accordo. Comincia così una nuova avventura: sull’isola di Loch fondano un centro di convalescenza per i giovani distrutti dalla guerra, per i deportati scampati ai lager, per i partigiani con disturbi post traumatici. L’idea è quella di aiutarli a ricostruirsi fisicamente e moralmente.
Per Hélène il mare è un simbolo di libertà che può aiutare i giovani a uscire dall’incubo della guerra ma è anche l’apertura a un’altra cultura, quella dei pescatori. Il suo sogno è creare, attraverso il mare, legami tra uomini e donne di tutti i Paesi.
Con mezzi di fortuna, su un’isola deserta, senza acqua, senza elettricità, senza telefono. i fondatori imparano a navigare e mettono a punto un nuovo metodo didattico. La prima barca si chiama Sereine, sereno. Il centro, che viene chiamato Centre de formation international (CFI), funziona sulla base di un metodo democratico: tramissione del sapere da parte di tutti, responsabilizzazione, e volontariato. Hélène, che dalla esperienza partigiana, ha imparato a distinguere senza errore chi può essere responsabile della vita degli altri, seleziona i capibarca e i vecchi allievi che possono diventare istruttori. I giovani imparano non solo a navigare ma a diventare capitani del loro destino. Il mondo tradizionale della vela da diporto e dei regatanti storce il naso: Hélène ha un’idea della vela popolare e i prezzi della scuola sono bassi, molto bassi, per essere accessibili a tutti e non solo all’élite. Apre la scuola anche alle ragazze, cosa che scatena l’ira del vescovo di Quimper che arriverà al punto di mandare delle spie nella scuola per vigilare sulla morale e per catechizzare. Ma non è tutto: Hélène rispolvera la sua formazione di geografa e mette a punto delle azioni per salvaguardare le dune e la vegetazione dell’arcipelago. «Eravamo isolati, senza soldi, rifiutati da tutti. Mi sembrava di essere tornata ai tempi della Resistenza, senza però il pericolo di morire», racconterà anni dopo la vecchia partigiana che per quattro decenni si è dedicata alla scuola che oggi conosciamo come Les Glénans ed ora ha basi in Bretagna, Mediterraneo, Irlanda, Spagna, Canada e Italia ed è diventata la più grande scuola di vela del mondo. Ma non basta: la scuola lavora stabilmente con le municipalità delle periferie per offrire ai giovani la possibilità di andare a vela. René Remond, uno storico, in occasione dei sessant’anni dalla fondazione ha detto: «Questa scuola ha cambiato la società. Philippe e Hélène hanno fatto dei francesi un popolo di marinai e una nazione di navigatori». Philippe è morto nel 1986, Hélène Viannay, medaglia della Resistenza, Croce di guerra, e Grande Ufficiale e comandante della Legion d’Honneur, è morta a Parigi il 25 dicembre 2006 all’età di 89 anni.